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    l critico d’arte Robert Hughes ha dichiarato una volta sul Time Magazine che più grande è l’artista, più grande è il dubbio. Secondo lui, la fiducia perfetta viene data a chi ha meno talento come premio di consolazione. Non c’è dubbio che l’incertezza spinga i creativi avanti, il dubbio fa sì che un artista continui il suo percorso, dia priorità all’evoluzione e persegua la perfezione. Le più grandi opere d’arte rimarranno sempre incompiute.

    Il senso del dubbio è molto comune nei creativi, i produttori d’arte. Una sensazione travolgente che prende il sopravvento e li confonde, rendendo poco chiaro il cammino verso l’obiettivo finale. “I nostri dubbi sono traditori e ci fanno perdere il buono che potremmo ottenere perché abbiamo paura di tentare“, scrisse William Shakespeare nella sua commedia Misura per Misura. Per continuare e raggiungere il traguardo, l’artista deve fidarsi della propria intuizione e mantenere una visione chiara mentre finalizza la propria opera d’arte. Per mantenere chiara questa visione, ogni artista ha il suo modo di preparare, i rituali che esegue, dove è sempre coinvolta la seduzione dell’anima, e la giusta apparenza che viene tenuta sotto controllo in modo eccentrico, incluso il trucco e l’abbigliamento curato, dove il “tocco finale” della preparazione è un tampone molto leggero di cipria e uno spruzzo di profumo, in modo che il personaggio principale possa incantare il pubblico dal palcoscenico.

    A questo punto, da questo punto e precisamente questo punto viene catturato in una bottiglia di profumo da Jovoy. “Touche Finale” è una rappresentazione olfattiva dell’ultimo gesto che rende un capolavoro definitivo, un ultimo tocco necessario per completare l’aspetto estetico. Un’apparenza che sarà apprezzata principalmente per la sua bellezza e il suo potere emotivo.

    Questo è il paradosso di un’opera d’arte. Da una parte, quando il lavoro è finito, è fatto. È firmato, sigillato e consegnato al pubblico dominio. D’altra parte, l’opera d’arte non si ferma mai; guadagna un altro status quo in pubblico. Galleggia e s’infonde attraverso il pubblico, si mescola con diverse identità, dà e prende, si trasforma in qualcosa di nuovo, in altro. Il pubblico profumerà, interpreta, usa, reinterpreta, ne spruzza troppo e forse fraintende. L’opera d’arte acquisirà uno stato infinito, un processo infinito di un pezzo mai finito…

    Anche quando l’ultimo ritocco vien dato al quadro, anche dopo che il profumo verrà consumato e l’ultimo spruzzo sarà evaporato, l’eredità continuerà, il sillage rimarrà, se non nell’aria, nel canale della memoria. E il paradosso dell’arte rimarrà misteriosamente lo stesso.

    Touche Finale

    scritto da Julia Ahtijainen

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